Presentata la relazione annuale al parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze 2020 (dati 2019)

Seppure con qualche mese di ritardo è stata presentata al parlamento la relazione annuale sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia; la relazione analizza i dati relativi al 2019.

Ci sono alcuni dati che a prima vista colpiscono più di altri: l’aumento per il terzo anno di fila dei decessi per overdose che quest’anno raggiungono le 373 unità, con l’eroina al primo posto, ma con un 30% circa di decessi dovuti a sostanze imprecisate (sintomo di un mercato sul quale compaiono continuamente nuove sostanze, sempre più difficili da tracciare).

Ma è se andiamo a fondo nei dati che percepiamo la complessità di un fenomeno che negli ultimi anni si è diversificato, non solo per le sostanze utilizzate, ma anche per abitudini di uso, visibilità ed effetti ricercati. L’aumento esponenziale dei quantitativi di cocaina sequestrata evidenzia una volta di più la diffusione di questa sostanza, che sempre di più attrae trasversalmente tutte le fasce di età, da alcuni degli adolescenti, ai giovani padri/madri, agli “affezionati” sessantenni.

Le numerose molecole sintetiche che sono oggetto settimanale di nuove segnalazioni e che sempre di più caratterizzano il mercato target dei giovanissimi, mostrano la difficoltà dei servizi di intervenire e di stare al passo con il cambiamento del fenomeno, ma anche quella dei consumatori di aver chiaro cosa stanno consumando.

Chiaro che la fotografica che ne deriva è di un fenomeno che non possiamo “superficialmente” leggere solo attraverso ciò che è più visibile e che finisce per colpire l’opinione pubblica per la sua drammaticità – il boschetto di Rogoredo ne è un esempio -, ma che si ripete, quasi invisibile, in tanti piccoli boschetti sparsi nelle nostre campagne.  Ciò che vediamo e cogliamo nella sua drammaticità non è altro che la punta più visibile di un iceberg che rischia però di impedirci di cogliere la complessità e la diffusione di modelli di consumo apparentemente più nascosti, ma non per questo meno pericolosi o dannosi.

Nel silenzio e nell’invisibilità ci sono storie di decine di persone e famiglie che, nella solitudine e nel timore del giudizio sociale, vivono con sofferenza e in isolamento la propria condizione di difficoltà nell’affrontare una problematica che, spesso tutti insieme fatichiamo a comprendere.

A fronte di fenomeni nuovi è necessario che assumiamo nuovi punti di vista e che pensiamo a risposte innovative. Non basta mettere a disposizione servizi che “attendono” le domande della potenziale utenza; è necessario pensare a servizi e progetti che abitino i territori, le situazioni e i processi, e non solo quelli visibili. Bisogna soprattutto trovare modalità di approccio per quelle situazioni più invisibili che spesso sono lasciate alla solitudine delle famiglie.

Gilberto Giudici

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