
Inauguriamo la rubrica sul nostro sito dedicata al racconto delle esperienze delle persone che attraversano Safenet e dei servizi messi in campo dal progetto con l’intervista a Ilaria Mercurio, operatrice di territorio della Cooperativa don Giuseppe Monticelli.
La Cooperativa, uno dei partner di Safenet, si occupa di salute sessuale e prende parte al progetto non solo per fornire un aiuto concreto alla popolazione, ma anche per informare e per creare una maggiore consapevolezza sul tema negli operatori dei servizi di Safenet.
Di cosa si occupa la Don Giuseppe Monticelli società cooperativa sociale?
I.M.: La Cooperativa è una realtà che si occupa di HIV/AIDS da due punti di vista: la gestione di due case alloggio in cui vengono accolte le persone per affiancarle nel processo di presa in carico sociosanitaria e la prevenzione attraverso attività di sensibilizzazione e informazione sul tema.
Dal 2019 facciamo parte della rete Bergamo Fast Track City, voluta dal Comune di Bergamo con la sottoscrizione della “Dichiarazione di Parigi”, progetto a livello mondiale che si pone l’obiettivo di informare, tracciare e far accedere alle terapie la popolazione, per ridurre al minimo i nuovi contagi. La rete bergamasca è composta da istituzioni come il Comune di Bergamo, l’ASST Papa Giovanni XXIII, ATS Bergamo, la Provincia di Bergamo, associazioni e enti del terzo settore che partecipano dal punto di vista operativo: informare, sensibilizzare, fornire testa anonimi, rapidi e gratuiti per HIV, epatite C e sifilide.
Da giugno 2020 è stato aperto un Check Point, sede fisica in via Moroni 93 a Bergamo dove si può fare il test in forma anonima. La possibilità di fare il test è offerta anche sul territorio della provincia, come per esempio attraverso l’adesione al progetto Safenet.
Quale ruolo ha la cooperativa Monticelli all’interno del progetto Safenet? Qual è il valore aggiunto che porta nel progetto di riduzione del danno?
I.M.: Con la nostra partecipazione al progetto vogliamo portare il tema della salute sessuale sul territorio, in particolare fare parte di Safenet ci permette di raggiungere la popolazione dell’area Est della provincia di Bergamo. Come partner di questo progetto e di In Prima Linea, grazie alla relazione con i servizi già presenti, riusciamo a intercettare le persone più fragili di quei territori e raggiungerle.
Quando una persona si trova in un momento di fragilità legate al proprio contesto di vita, infatti, è nella condizione di correre rischi maggiori, tra cui quelli legati alla salute sessuale. In questi casi i nostri obiettivi sono due: prevenire e sostenere le persone. Per esempio dove non hanno le risorse per dedicarsi della propria salute sessuale, far parte di una rete ci permette di raggiungerle e dare la possibilità a tutti di avvalersi del diritto di occuparsi della propria salute.
Il nostro lavoro sul territorio mira a raggiungere anche quelle persone già consapevoli di avere infezioni e mettere in campo strategie e azioni per permettere loro di occuparsene, grazie alla collaborazione con i servizi aiutiamo a riportare in cura chi si è perso: supportiamo nella ripresa della terapia, controlli, ritiro dei farmaci e via dicendo.
Essere parte di una rete gioca un ruolo fondamentale, grazie a Safenet possiamo arrivare a quella parte di popolazione in difficoltà, già conosciuta dalle altre realtà del progetto. La rete velocizza il lavoro e aumenta l’efficacia: permette di avere una via di ingresso privilegiata e creare una relazione di fiducia più rapidamente.
Perché sia importante lavorare sulla marginalità ce lo dicono anche i dati: in situazioni di marginalità si ha più possibilità di correre rischi. Allo stesso tempo, però, vogliamo lavorare per raggiungere il sommerso, cioè la parte di popolazione che ci si immagina abbia l’HIV senza saperlo.
E poi c’è l’altro braccio della nostra attività, cioè la prevenzione. Lavorare con i giovani, proporre il test, esserci per la popolazione che per le statistiche non è tanto a rischio ci permette di generare consapevolezza, cercare di costruire una nuova cultura della presa in carico della propria salute sessuale. Nel tempo questo ci dovrebbe permettere di non dover parlare più di una serie di Infezioni sessualmente trasmissibili (Ist).
Curare la propria salute sessuale non riguarda solo sé stessi ma anche la relazione con la comunità.
La vostra attività di formazione nelle scuole: come si svolge, con quali scuole lavorate, quali finalità e obiettivi vi ponete?
I.M.: Uno dei nostri focus è generare corrette informazioni in modo che le persone siano in grado di occuparsi con consapevolezza della propria salute, senza timore ma con conoscenza: essere responsabili sulla propria salute, il proprio corpo e le proprie decisioni, per avere un’esperienza di rapporti sessuali in salute, in uno stato di benessere.
Per le scuole superiori abbiamo il progetto di informazione #cHIVuoleconoscere che proponiamo nelle classi del triennio delle secondarie di secondo grado di Bergamo e provincia, con 2/3 interventi per ogni classe in cui cerchiamo di trattare il tema di HIV, AIDS e delle Ist da 3 punti di vista:
- sanitario: cosa sono, come si trasmettono e come si prevengono;
- sociale: chi deve sapere, come lo deve sapere? lavoriamo su come comunicare agli altri eventuali infezioni;
- culturale: analizziamo le pubblicità, come è stato presentato il tema negli anni e come questo ha influito nella società.
Proponiamo anche due azioni più attive:
- la possibilità di fare il test per gli studenti maggiorenni alla fine dei percorsi formativi;
- la proposta di partecipare a un concorso per realizzare materiale di sensibilizzazione. Gli studenti hanno la possibilità di mettersi in gioco e di focalizzare cosa hanno appreso. Ci aiutano ad avere materiale efficace per raggiungere la popolazione, per comunicare giuste informazioni.
Un’altra attività di informazione e sensibilizzazione viene fatta all’interno dei CPIA, scuole che offrono corsi di italiano o di licenza media per adulti.
Qui proponiamo un momento informativo di sensibilizzazione, in cui diamo spiegazioni avvalendoci di materiali multimediali in varie lingue, per informare correttamente sulle Ist. Intercettiamo sia persone migranti fragili, che meno fragili e offriamo momenti di somministrazione del test.
In questo contesto è importante il ruolo dei mediatori: con Safenet ci siamo fatti sostenere da mediatori culturali, questo ci ha permesso di capire come arrivare efficacemente a tutti grazie alla mediazione di professionisti che aiutano da un punto di vista linguistico e culturale, per cercare di abbattere stigmi, pregiudizi e credenze.
Ci racconti un momento significativo durante le formazioni in aula?
I.M.: Quello che mi porto a casa quando lavoro con gli adulti sono i momenti di cambiamento che avvengono quando le persone condividono le loro conoscenze sul tema: si passa dalla paura a una consapevolezza informata.
Questo è importante quando come adulti si hanno relazioni educative con i giovani, ma anche per dare più significato alla propria esperienza: riescono a risignificarla grazie alle conoscenze che ci sono oggi, a essere più consapevoli, con meno timori e con informazioni più corrette.
Per esempio durante l’incontro informativo al Pit stop di Cividino è stato importante vedere acquisire ai partecipanti un nuovo sguardo rispetto a questo tema, meno paura e quasi un sospiro di sollievo.
Con i giovani, invece, apprezzo sempre molto il lavoro che facciamo di abbattimento di stigma e pregiudizio. La parte teorica è molto facile, rassicuriamo le persone che grazie a piccoli accorgimenti si possono evitare le infezioni. Quando iniziamo a parlare di come comunicare di avere l’HIV, per esempio, qui entra in gioco “la pancia” e il primo impatto è mettere una barriera rispetto all’altro. Ragionando insieme tutti arrivano alla soluzione nel fatto che si può convivere nella relazione con l’altro all’interno della comunità, perché la responsabilità delle nostre azioni l’abbiamo noi.
Trovo gratificante lavorare sulle emozioni nella relazione con l’altro. È più difficile, ma quando se ne parla ci si dà la possibilità di essere più preparati per affrontare questi momenti.




Share this content: